UOMINI DI GRANDE STORIA!

Pochi giorni fa, precisamente il 23 Maggio, è ricorso l’anniversario dell’assassinio di Giovanni Falcone, grande uomo, ucciso sotto mano mafiosa nella strage di Capaci insieme alla moglie Francesca Morvillo e ai tre uomini della scorta: Antonio Montinaro, Rocco Dicillo e Vito Schifani.
Fu un magistrato italiano e assieme al collega e amico  Paolo Borsellino, che verrà ucciso pochi mesi dopo, Giovanni fu una delle personalità più forti e prestigiose nella lotta alla mafia in Italia e a livello internazionale. 
L’incontro con Borsellino avvenne in oratorio all’età di tredici anni ciascuno circa, e tra una partita e l’altra, finirono per ritrovarsi insieme prima tra i banchi dell’università e dopo nella magistratura.
Nel corso della sua vita fece molte esperienze, tra cui, prima l’Accademia Navale subito dopo il liceo, che dopo qualche mese abbandonò per dedicarsi alla facoltà di Giurisprudenza di Palermo, laureandosi qualche anno dopo con il massimo dei voti. 
Vinse il concorso e poco tempo dopo entrò nella magistratura italiana, e nello stesso anno (1964) sposò Rita Bonnici. L’anno dopo, a soli 26 anni, divenne pretore a Lentini. 
Durante il corso degli anni, si sviluppò in lui la passione per il diritto penale e dopo la morte del padre che lo toccò profondamente, cominciò a condividere sempre più le idee del comunismo sociale, che fu motivo di scontro con la sorella Maria, di idee contrastanti. Tuttavia, non si fece mai influenzare da ideologie politiche nel suo lavoro.


Giovanni Falcone


Dopo l’omicidio del giudice Cesare Terranova, nel 1979, nonostante le preoccuoazioni dei familiari, accettò il posto all’Ufficio istruzione della sezione penale, affiancato da quello che diverrà suo collega, Paolo Borsellino, con il quale sbrigò il lavoro arretrato lasciato da chi vi era prima di lui, oltre 500 processi.
A partire dal 1980 si occupò dell’inchiesta contro Rosario Spatola, imprenditore edile molto rispettato a quel tempo per aver dato lavoro a centinaia di operai. Attraverso molte indagini sul suo e sui conti di molte altre persone vicine a lui, arrivò all’enorme traffico di eroina dei clan italo-americani. Notò infatti che gli stupefacenti erano venduti negli Stati Uniti e, informandosi dalle banche, riuscì a delineare i confini di una potente organizzazione criminale: Cosa nostra, svelando così alcuni retroscena della mafia americana e siciliana.
Il 6 agosto dello stesso anno, fu ucciso il procuratore capo di Palermo Gaetano Costa e subito dopo, fu assegnata la scorta a Falcone. 
Il 6 giugno 1983 Rosario Spatola fu condannato insieme a 75 esponenti della cosca Spatola-Gambino-Inerzillo, ma verrà arrestato dall’FBI in collaborazione con la polizia italiana, solo nel 1999. 
Persero la vita molti esponenti della giustizia, come il capo della Mobile e dei Carabinieri; di fatto il processo di Spatola fu molto delicato, ma fu un grande successo per Falcone, poiché, grazie ad esso, fu riconosciuto il “metodo Falcone”. 
Nacque in seguito, grazie a Falcone e alla collaborazione dei colleghi Borsellino e Caponnetto (anche lui ucciso nel 1983), che nel 1984 avrebbe costituito un “pool” di quattro magistrati con l’aggiunta di Guarnotta, che avevano un sogno comune: restituire la città di Palermo e l’intera Sicilia ai siciliani onesti. Il pool doveva occuparsi dei processi di mafia, esclusivamente e a tempo pieno, col vantaggio sia di favorire la condivisione delle informazioni tra tutti i componenti e minimizzare così i rischi personali, sia per garantire in ogni momento una visione più ampia ed esaustiva possibile di tutte le componenti del fenomeno mafioso.


Borsellino, Falcone e Caponnetto


Vi ho voluto introdurre un po’ di storia, quella sana e genuina, quella che andrebbe seguita come esempio. 
Giovanni e Paolo rappresentano questo per me, storia buona, quella che fa bene al cuore, che fa rimanere in quest’ultimo un po’ di speranza che le cose diventino migliori, poiché per me, il pericolo, anche se non c’è, può sempre trovarsi dietro l’angolo e bisogna stare attenti, bisogna cercare di cambiare la mentalità ancora rimasta alla fine degli anni novanta di certa gente, bisogna amare l’onesta e la giustizia, per avere un mondo migliore. 
A questo proposito, com’è tradizione ormai da un anno a questa parte, vorrei proporvi una canzone che rispecchi il mio modo di pensare e che sia a tema con l’argomento di oggi. 
La scrisse un po’ di tempo fa Fabrizio Moro, riuscendo con le sue parole, ad entrare nel cuore e nella mente di molti.
Ve la lascio qui, nel caso voi vorreste ascoltarla o riascoltarla: https://youtu.be/PaSU8hrgPYQ
Mi raccomando, amiamo la nostra terra e la nostra gente, non siamo merce da macello, non trasformiamoci in tali! 🇮🇹❤️



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